“In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare.” (Henri Laborit)
In realtà il mondo è dominato dal caos, e ci si può fare ben poco. Puoi arrovellarti il cervello a cercare di trovare una spiegazione, non dico a tutto, ma almeno a quei pochi eventi che sono importanti per la tua vita. Ma niente. Non c’è nessuna spiegazione razionale. Ed è del tutto vano il tracciare linee, il cercare di ricondurre tutto a schemi prestabiliti ed in qualche modo rassicuranti: la vita, ed il caos che in essa prolifera, troverà sempre il modo di sorprenderti, di stupirti o di deluderti fin quasi a toglierti ogni residua voglia di vivere.
Qualcosa di simile passava per la testa di quattro giovanissimi soldati, consapevoli che il giorno dopo sarebbero stati mandati al massacro contro le fortificazioni nemiche. Gli era stato permesso di bere; un soldato coraggioso si getta contro il nemico incurante del pericolo. E con i fumi dell’alcool in corpo, quei discorsi filosofici sembravano grotteschi, o divertenti, a seconda delle emozioni provate.
Fuori Grandinava. Chicchi piccoli, ma incessanti, che martellavano il sottile telo del tendone. Ma il rumore della bufera non riusciva a sovrastare le parole dei nostri quattro eroi: Tagor: un novizio alla cattedrale di Stromgarde, Sekor: un Alto Elfo di nobile lignaggio, Murdock: il cui sogno era quello di dominare un giorno la magia del fuoco e Angreenwolf: un gigante che incuteva timore al solo guardarlo, ma nel cui petto albergava il più puro dei cuori.
Alla fine il sonno prevalse e l’unico suono che si sentiva fu quello della tempesta che si allontanava verso ovest.
Arrivò l’alba, come tutte le mattine, sorse il sole. Non c’è niente da fare: quella è una cosa che non guarda in faccia nessuno. Succede e basta. Non ci si può fare niente. Ma almeno è prevedibile e ricorrente, pensò Tagor.
<Avete ritrovato la mia voglia di vivere?> Chiese prima cupo Angrinone, per poi disarmare tutti con un largo sorriso.
<Trovatemi qualcosa da fare o impazzisco.> Disse irrequieto Sekor.
Murdock fu l’ultimo a svegliarsi: i suoi sogni erano i più piacevoli.
Quando uscirono dalla tenda, una fitta e bassa nebbia li attendeva, ci misero un po’ ad accorgersi dell’assenza di qualsiasi suono, e presso le altre tende non scorsero alcun movimento. Impugnarono prontamente le loro armi, Murdock usò la propria per magia per accendere una torcia e, con quella, fendere un po’ la nebbia che li circondava. Si mossero in gruppo per perlustrare il campo, ma dei loro commilitoni non trovarono nessuna traccia.
Dopo poco tempo il sole sovrastò il campo deserto, la nebbia si diradò in breve ed all’orizzonte comparvero le colline su cui poggiava il forte nemico. Sekor recuperò un cannocchiale da una delle tende degli ufficiali e lo puntò verso le palizzate di legno.
<Cosa vedi?>
<Nulla.>
<Nulla?>
<Assolutamente nulla.> Abbassò il cannocchiale. <Andiamo a controllare.>
<Tu sei impazzito!> Sbottò Murdock, ma vedendo gli altri allontanarsi, preferì seguirli che rimanere da solo nel campo deserto.
Continua…
Holy Priest dal 2005. Dal 2005 spammo renew a nastro… 🙂